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ARTVERONA 2020: Digital White in rosa
Articolo di Alice Traforti, 26 Dicembre 2020
In occasione di ArtVerona 2020 Digital White, 4 gallerie selezionate presentano il lavoro di 4 artiste donne, appartenenti a diverse generazioni e tecniche, sul rapporto uomo-ambiente.
Cari amici, oggi visitiamo insieme ArtVerona 2020 Digital White!
Ho deciso di dedicare la mia consueta selezione (ecco le selezioni delle altre fiere) a questo format, il terzo che la fiera presenta dopo il Digital Black di fine novembre e il successivo Digital Yellow, per premiare la serietà e il coraggio dei galleristi italiani.
ArtVerona Digital White propone infatti tanti solo show a cui possono aderire esclusivamente le gallerie associate ad ANGAMC (ne abbiamo già parlato qui: ANGAMC) presentando un unico artista con un massimo di 15 opere. Insomma, si gioca tutto su un’unica proposta.
Certamente l’esperienza online non può essere nemmeno minimamente paragonabile a una visita dal vivo, agli incontri tra amici e colleghi, e alle nuove conoscenze nelle persone e nelle opere… ma almeno abbiamo un pochino di tempo in più per esplorare, approfondire, chiedere, immaginare e cercare di avvicinarci alla ricerca dell’artista, che con Digital White trova uno spazio adeguato.
E ora Digital White si tinge di rosa!
Su 68 partecipazioni, sono circa una ventina le artiste donne presenti nel palinsesto. Questo è il criterio primario alla base della mia selezione.
Ho fatto la mia ormai classica domanda: Potete raccontarci il progetto che avete presentato per la Digital White di ArtVerona 2020?
Puoi raccontarci le opere di ANNALÙ presentate per la Digital White di ArtVerona 2020?
PUNTO SULL’ARTE, Varese
Per la Digital White di ArtVerona 2020 abbiamo scelto di presentare il lavoro di Annalù (1976), talento italiano oggi di fama internazionale.
Presentiamo qui in anteprima una serie di 6 nuove sculture facenti parte del più ampio progetto The Garden.
Ci racconta Annalù: “Da molto tempo lavoro sul concetto di bonsai, immaginando costruzioni naturali come architetture dell’immaginario: sculture con radici possenti, corpi nodosi e movimentati che si sviluppano mediante chiome impossibili, brulicanti, aeree, fatte di ali smembrate.
Alberi come uomini fragili, devastati, ma ancorati con le loro radici a paesaggi impervi e rami come braccia che cercano la luce in un movimento di risalita e ascensione.
Piante visionarie che diventano scenari apocalittici di un Eden senza tempo e nel loro movimento di sopportazione e lotta riconquistano un equilibrio intenso così come nell’estrema fragilità manifestano la loro presenza in forme concrete”. Nelle sue opere è presente un senso di metamorfosi, di passaggio.
Annalù assembla elementi incongruenti come resine e carta, cortecce e lana di vetro, bitume e sabbia, cemento e radici, per creare nuove realtà, mondi sospesi dove vigono l’alchimia e la leggerezza. Da sempre la sfida costante per questa artista è stata quella di combinare una materia poco emozionale con un linguaggio espressivo che vuole essere sempre pieno di meraviglia, di vitalità e di poesia.
Per far ciò ha dovuto imparare con il tempo, profonda passione, tanta ricerca e tanta sperimentazione, a controllare le reazioni chimiche alla base della lavorazione.
Le opere di Annalù, anche quando appaiono impetuose e vitali, hanno sempre un’estetica elegante, raffinata, poetica e mai banale.
All’apparenza sono fragili come il vetro, ma nella realtà sono forti e resistenti, perché questa è la natura della vetroresina e di Annalù stessa.
Pubblicato il 26/12/2020