- Matteo Massagrande è uno dei maggiori esponenti della nuova arte figurativa italiana. Nei suoi dipinti rappresenta stanze piene di echi lontani, voci dimenticate, ricordi e nostalgia, ombre e nebbie, un passato che si rifiuta di essere dimenticato. I suoi interni sono luoghi abbandonati, abitati da una sola e vera protagonista: la luce. Una luce morbida, torbida, polverosa e fluttuante, che alcune volte entra prepotentemente dalle enormi finestre che si aprono su immensi giardini primaverili, altre volte si insinua invece delicatamente attraverso le fessure. Lei abita quelle stanze, trasformando il loro vuoto in presenza intensa e vivida. Come dice l’artista: “l’assenza non è il contrario della presenza, ma piuttosto un luogo senza fastidi o distrazioni. Una condizione fondamentale per scoprire l’essenza nascosta. Un presente, dove il pensiero può raggiungere la sua massima forza: la creazione”.
Nasce nel 1959 a Padova. Inizia ad esporre nel 1973 partecipando a mostre collettive e a concorsi in tutta Italia, dove ottiene fin da subito numerosi riconoscimenti. Parallela a quella pittorica sviluppa l’attività grafica iniziata già nel 1974, sottolineata dalla presenza in numerose collettive di prestigio. Alcune sue incisioni sono entrate a far parte del Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze. Ha all’attivo oltre cento personali in Italia e all’estero. Le sue opere si trovano in numerosi musei, chiese, collezioni pubbliche e private. Tra le ultime esposizioni si segnalano la personale Canto dolente d’amore (ultimo giorno di Van Gogh) presso la Basilica Palladiana a Vicenza nell’ambito della grande rassegna Van Gogh. Tra il grano e il cielo (2017) e la mostra In my room: artists paint the interior 1950-NOW, presso il The Fralin Museum of Art, Università della Virginia, Charlottesville negli Stati Uniti (2018). Partecipa regolarmente a fiere di settore in Italia e all’estero. Vive e lavora tra Padova e Hajòs (Ungheria).
© foto ritratto Simona Poncia